sabato 10 novembre 2012

Guardo le cose sputate come sono

"Trent'anni è l'età più fottuta della vita, perché hai già delle vere - responsabilità, ecco, responsabilità che non ti vanno affatto ma che non puoi mica scrollarti di dosso, è il momento in cui devi farti una famiglia e andare avanti con tutto il resto, i bambini eccetera, altrimenti poi è troppo tardi e tu non hai ubbidito alle richieste della specie - la specie umana, ragazzo, ai trenta bisogna arrivarci preparati, essere - bisogna essere centrati - e realisti, lo sai che significa realisti?, significa che non mi bevo le storie di nessuno, che non mi faccio le fantasie di quanto è bello, guardo le cose sputate come sono e decido la mia storia."
Paolo Giordano, Il corpo umano.

Tremendamente tradizionalista. Sono tremendamente uniformata alla media.
Oppure.
Sono realista e con i piedi per terra.
Concedo poco spazio ai sarà e vorrei.
Un traguardo dietro l'altro. Perché era ciò che desideravo. Perché era ciò che volevamo.

Però.
È strano a 25 anni. È insolito avere una fede al dito e una pancione di 28 settimane.
È insolito trascorrere la mia vita come quella di una quarantenne.
Poi leggo una storia. Una lettera di un ragazzo, una lettera sul cancro. 30 anni e tumori.
E guardo le cose sputate come sono. Non sempre c'è tempo. E vedo che non si può rimandare quello che è importante. Lo si deve vivere.
E devo crescere. In sette mesi ho fatto crescere il mirtillino nella pancia. Adesso assomiglia a una grande anguria che balla la break-dance.

Sette mesi mi hanno aiutata a diventare consapevole.
Ho guardato alla mia infanzia. Ai miei genitori, alla mia sorellina, alla mia famiglia chiassosa.
Ho guardato ad una adolescenza piena di brufoli, timidezza e amori immaginati.
Ho guardato a quando ho incontrato Lui. A come sia possibile incontrare l'uomo della propria vita in discoteca, nel modo più sbagliato consigliabile.
Ho guardato alla mia casa. Al mio divano carta da zucchero.

Dove leggo. Perché leggo ancora. E mi sono capitati tanti libri tra le mani. Senza entusiasmo finché ho ritrovato Paolo Giordano.
E i soldati del Gulistan. Ragazzi. Umani deboli. Minacciati dalla dissenteria, da cecchini che non si vedono, dalla loro vita in Italia.
Perché non è semplice decidere di essere padre di una figlia concepita con sesso a pagamento.
Perché non è semplice allontanarsi dalla propria madre, l'unica donna che ti abbia mai toccato.
Perché non è semplice non essere il figlio perfetto per una volta.
Ancora una volta Paolo Giordano, mi ha mosso il cuore.

Buona lettura, lettori.

Paolo Giordano, Il corpo umano, Mondadori Editore, 2012.

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