sabato 29 settembre 2012

Tracciare segmenti

Segmenti e misure. Cervello, ventricoli, aorta e cuore. Mani, piedi, dita.
Poi quel viso. E quella mano che lo nascondeva.

Tutto nel percentile. Tutto nella normalità. Tutto.

È tutto normale a parte il fatto che c'è. Che si muove nella mia pancia. Che è la mia bambina, mia figlia.
Non è come dirlo, sentirlo. Sentire che fra quattro mesi sarò una mamma. Sarò la mamma di Anna. Io, figlia ribelle, mamma di Lei.

Averla nella pelle, nelle cellule, nel seno, nella schiena. Averla nel mio corpo trasformato. Averla negli occhi di Lorenzo che mi guardano, diversa. Averla nelle sue mani sulla mia pancia. Alla ricerca di quel calcio. Averla nell'ansia di quel pomeriggio, davanti alla porta della ginecologa. Sedermi lì davanti con il cuore a mille, finché ho visto il suo braccio muoversi. 

È bella più di una stella la mia bambina, guardo e riguardo quel viso. Lo studio, colta da un'attacco di mammitudine. Non so cosa significa essere mamma, io sono ancora solo una pancia in movimento.
Ma sento, davanti a quello schermo, un buco nello stomaco, quel riempirsi, quel movimento del cuore che credo sia amore.




Home, Susan Lordi


Willow Tree

mercoledì 26 settembre 2012

Attesa

In questa attesa, annego. In questa attesa, respiro a stento. In questa attesa desidererei dormire e svegliarmi al momento giusto. 

No, non sono portata a vivere l'attesa. Non sono portata a guardare l'orologio e il calendario e vedere quanto manca. Conto i giorni, saltandone qualcuno. Conto i mesi, conto le ore. 

Che poi se mi guardo indietro di strada ne ho già fatta. 
21 settimane, di attesa, di domande, di paure, di gioie, di emozioni. Mancano tante settimane quante ne ho già trascorse. A metà strada. 
È come quando fai le gite nei boschi. Quando ti siedi a mangiare a pranzo. Fiera di quello che hai già fatto, ma pronta a rimetterti in piedi. Per arrivare alla vetta. 

Ecco domani una nuova importante tappa. Una prova da superare, per veùdere se tutti abbiamo fatto i compiti. 
Morfologica, significa vedere se lì dentro è tutto a posto. Significa venti minuti di controlli, di misure, di gambe, di braccia, di testa e di mani. Voglio vederla. Lì, davanti a quel televisore con le mani nelle mani. 

Cresci, piccola mia. Scalcia, piccola mia. Respira, piccola mia. 
Io, sono qui a proteggerti. Con le mani sulla pancia, pronta a sentire ogni tuo movimento. Pronta a bere, far pipì, cantarti una canzone, svegliarmi la notte, accarezzarmi l'ombelico. 
Siamo a metà del viaggio. 
Tu, io e il papà. Ti voglio bene, vi voglio bene, ti vogliamo bene.  



venerdì 21 settembre 2012

Finché morte non ci separi

14 Luglio 2012.

Due anelli al dito, emozioni su emozioni difficili da sciogliere. Difficili da rendere singolarmente. Una matassa di fili di ricordi.

La scala di casa della mamma. I fiocchi. I vicini alla finestra. I fiori arrivati alla mattina.
I parenti.
I capelli e il trucco. Guardarsi allo specchio e vedersi un'altra. Capelli, ferro per i ricci, lacca, illuminante, piegaciglia, fard, mascara, correttore (a fiumi!), ombretti, matita dentro gli occhi.
(ricordate Mulan? Quando doveva presentarsi alla mezzana?)


Mi sono sentita una principessa, dentro una nuvola, dentro quel tappeto fiorito. Bello da fare invidia, bello come non ne ho ancora visti, su nessuna.
E scendere per le scale, perché tutta non ci stavo nell'ascensore. Le mie damigelle, le bambine più belle di tutta Italia, come boccioli di principessa. Applausi in via Turbini, non pensavo che il quartiere si interessasse a me. Eppure.

Dimenticarsi il bouquet. Lasciare a casa le mie peonie bianche. Arrivare mezz'ora in ritardo, la voglia di essere già là, gustarmi il tragitto. Le macchine che vedevano la sposa, e mi salutavano. A meno di un chilometro penso di avere spento il cervello. E acceso il cuore, e i gesti sono venuti di conseguenza. Il mio papà mi ha guardato, prima di scendere. E lì ho rivisto quando mi faceva giocare sul tappeto con gli occhi pieni di sonno. E ho sentito i suoi no e i suoi sì. E ho visto le mattine in macchina, fino a casa della nonna, con un nuovo cd. E ho sentito le storie della sua infanzia, raccontate con un pizzico di licenza poetica.

E ci siamo incamminati. E mi ha sorretto, come sempre fino ad ora. E mi ha portato fino all'altare, e mi ha consegnato a Lui. A lui, bello e raggiante. Le mani con la tremarella. Ci siamo seduti, ci siamo guardati ci siamo presi le mani e non ce le siamo più lasciate.

È stata una festa incredibile. Con un trattore, con i fuochi d'artificio, con la discoteca a cui abbiamo detto addio per sempre. Con Anna dentro alla mia pancia, dentro di noi. Facendoci capire che, noi, siamo già una famiglia. 



sabato 15 settembre 2012

L'aspettiamo

Giugno. Una mattina. Pipì. Due linee. Lorenzo. Gli occhi pieni di sonno. Un bacio ancora con la bocca della notte.

Sì, quello che aspettavamo.
Quello che non pensavamo arrivasse. Non proprio quel mese.
Invece era bello evidente. Con due linee rosse su un test fatto per scrupolo, non si sa mai.

Le mani mi sono tremate per quattro giorni. Gli occhi mi continuavano a rimandare quelle linee. Avevamo un segreto, un sussurro a fior di labbra. Lo conservavamo come un bicchiere di cristallo, con la paura di spezzare tutto.

Per la prima volta mi sono sentita in coppia. Al telefono di nascosto, per dirgli del secondo test positivo, dell'appuntamento con la dottoressa, del sonno che mi sfiancava.

Per la prima volta mi sono sentita solo un corpo. Avevo sonno, un sonno da levarmi la possibilità di pensare. Mal di schiena. Un senso di spossatezza che mi faceva chiudere gli occhi alle nove di sera.

Per la prima volta abbiamo sentito un cuore dentro un cuore. Come un cavallo impazzito. Come un rullio di tamburi. Per la prima volta non ho tirato in dentro la pancia. Anzi la accarezzavo.

Per la prima volta ho guardato io, mamma in potenza, negli occhi la mia, mamma da venticinque anni. E ho pianto, ho riso isterica, mi sono sentira immatura, mi sono sentita adulta.

Per la prima volta ho paura. Ho paura che tutto passi troppo veloce, ho paura che tutto passi troppo lento. L'aspetto, l'aspettiamo con ansia e trepidazione.