martedì 7 maggio 2013

Con il cuore in mano e la tastiera sotto le dita.

Parlo a te.
A te che ti tocchi la pancia.
A te che sei la sua custode.
A te che hai un cuore dentro un cuore.
A te che hai tenuto quel test tra le mani, piangendo o ridendo.
A te che hai aspettato il tuo turno davanti alla porta del ginecologo. La prima volta con il cuore al galoppo.
A te che lo senti muovere, come una bolla.
A te che lo vedi dentro quello schermo, con il gel sulla pancia e le mani dietro la nuca.
A te che ti senti donna come non mai. Con i capelli lucenti e la pelle di pesca.
A te che vedi il tempo in settimane.
A te che vedi il tuo futuro, con il tuo bambino fra le braccia.

Sei all'inizio di un viaggio.
Un viaggio che inizia di notte. E che prosegue in macchina.
Un viaggio che ti porta in una stanza colorata. Con la musica in filodiffusione.
Un viaggio che condividi con un uomo. Che ti sta vicino ma che non capisce. Che ti prende la mano, che ti vede soffrire. Dopo quel giorno, a suoi occhi, cambierai per sempre.

C'è un traguardo. Con quel cucciolo in braccio. Che ti sembra così estraneo. Così quotidiano.
Potresti avere paura.
Potresti avere voglia di chiudere la porta e andare fuori. A respirare l'aria.
Potresti volere dormire. A pancia in giù.
Potresti guardarlo e non riconoscere i suoi occhi.

Non sei matta. Non sei innaturale. Non sei cattiva.

E' arrivata Lei.
Depressione post-parto. Quell'essere viscido, strisciante che ti ha rubato la maternità. Come è successo a me.
Chiedi aiuto, ne hai bisogno.
Abbi fiducia. Passerà.
Non stare da sola. Esci.
Circondati di donne. Meglio se madri.
Poi aspetta. Passeranno i 40 giorni. Passeranno i 2 mesi.

Ho imparato che non si è mamma. Lo si diventa.
Ho imparato che la mia bambina non è un Sbrodolina. Ma mangia, caga, dorme, piange. E sorride.
Ho imparato che è la parte migliore della mia vita. La parte più difficile.

Giulia.

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