martedì 10 aprile 2012

Inventar frottole

Una sala d'attesa. Sola, ad aspettare il mio turno per entrare.
Era l'ora di apertura del reparto. Calca all'ingresso. Un caldo da soffocare.
Mi volto e la vedo. Una donna bionda. Di una certa età. Alta, giunonica. Parla con la sua amica. Incespica con l'italiano ma prosegue a raccontare dettagliatamente le ore precedenti.
Dall'emozione arrossiva nelle gote. Sono nonna. Sono nonna, ripeteva. A chiunque ripeteva la sua meraviglia, il sublime avvenimento.

Si gira, mi vede. Arrossisco. Anche lei è qui per il reparto. Sì, mento spudoratamente. Aspetto la ginecologa. Anche lei è incinta? Si. Che bella emozione, sa anche mia figlia ha avuto un bambino. Ivan. Siamo russi.

Cerco di allontanarmi. Non vorrei continuare, ma mi prende la mano. Vuole proprio parlare con me. Desidera parlare, confrontarsi. Di quante settimane è, signorina? Sette. E' ancora molto presto. Già.

Chissà come sarà contenta sua mamma. Sì, anche mio marito. Poi sa, è una femmina e lui la desiderava così tanto. Si chiamerà Anna.

A dieci anni sognavo di avere un marito, due figlie e un cane.
I miei desideri sono rimasti gli stessi, da quindici anni.
Per ora devo raccontare bugie in un corridoio di ospedale.

In attesa che la natura faccia il suo corso, leggo. E capisco che in fondo decide tutto Lei.


Federica Cozzani,
Lascia che sia,
Milano,
Mursia,
2010.


Nessun commento:

Posta un commento